Inauguração – Memórias de Origem, de Raquel Viegas

15/12/2019

Ler por aí…
Rua Jacinta Marto 10B, 1150-192 Lisbona

Existirá um sentimento colectivo da memória? Arquétipos da lembrança que nos permitem encontrar um lugar na memória através de outro? Formas do pensamento que nos deixam encaixar pessoas noutras memórias possíveis? Estas são algumas das questões que a Raquel Viegas tenta responder na exposição fotográfica Memórias de Origem. Andrea d’Angelo A Raquel gosta de se envolver em tudo o que a desafia a pensar e sentir novas realidades. Tem sonhos imprecisos, mas delicados. É sempre muito decidida até chegar o momento de decidir.

 

 

Inauguração Exposição – Visões Indecisionistas/ Inaugurazione Esposizione – Visioni Indecisioniste

 

licia

3/12/2019  18:30

Espaço Serão

Rua Forno do Tijolo, 9B, 1170-132 Lisbona

 

IT

Lo spazio, la paura e l’essere vivente: che legame ha imposto loro la realtà? È una domanda aperta in attesa di molte risposte.

L’esposizione Visioni Indecisioniste presenterà al pubblico le declinazioni del reale elaborate dalle artiste indecisioniste Licia Comune, Raquel Viegas e Sabrina Bartolozzi.

Sarà un percorso strutturato rispettivamente in tre passaggi: Le Città e la Memoria, Vedere attraverso la Paura, Gli Animali Insistenti.

Tra dipinti, disegni e fotografie, impareremo a guardare alla realtà con una nuova consapevolezza.

 

PT

Espaço, medo e o ser vivo: que ligação lhes impõe a realidade? É uma pergunta em aberto aguardando muitas respostas.

A exposição Visões Indecisionistas apresentará ao público as declinações do real elaboradas pelas artistas indecisionistas Licia Comune, Raquel Viegas e Sabrina Bartolozzi.

Será um caminho estruturado, respectivamente, em três etapas: Cidades e Memória, Ver através do Medo, Animais Insistentes.

Entre pinturas, desenhos e fotografias, aprenderemos a encarar a realidade com uma nova consciência.

OPEN CALL – RIVISTA INEDIA

magari

IT

Inèdia è la rivista culturale del Movimento Indecisionista.

Il tema del prossimo numero è “MAGARI”, da declinare in ogni accezione artistica, scientifica e intellettuale.

È aperta la selezione di elaborati, da inviare esclusivamente tramite e-mail all’indirizzo di posta elettronica: indecisionisti@gmail.com

È possibile inviare:

FUMETTI (massimo 5 tavole);

FOTOGRAFIE max 3 (in formato jpeg, non superando i 150 mp);

POESIA (non più di 60 versi);

ARTICOLI (non superando le 9000 parole);

RACCONTI (max 20 cartelle editoriali, di max 1800 battute l’una).

Lingue accettate: Portoghese, Italiano, Francese, Inglese, Tedesco e Spagnolo.
Scadenza per l’invio degli elaborati
: domenica 1 febbraio 2020

PT

Inèdia é a revista cultural do Movimento Indecisionista.

O tema da próxima edição é “MAGARI – Mais ou menos talvez”, a ser desenvolvido em todo o seu significado artístico, científico e intelectual.

A selecção de trabalhos está aberta e deve ser enviada exclusivamente por e-mail para o seguinte endereço de e-mail: indecisionisti@gmail.com

Pode enviar:

BANDA-DESENHADA (máximo de 5 pranchas);

FOTOGRAFIAS (máximo 3 fotografias, em formato jpeg, que não excedam os 150 mp);

POESIA (máximo 60 versos);

ARTIGOS (máximo 9000 palavras);

HISTÓRIAS (máximo de 20 pastas editoriais/ máximo de 1800 caracteres cada).

Idiomas possíveis: Português, Italiano, Inglês, Francês, Alemão e Espanhol

Prazo de entrega: domingo, 01 de fevereiro de 2020.

L’Indecisione è un paradosso logico?

 

ART

 

C’è un canone Indecisionista? Estetico? Etico? Politico? Immaginiamo un gruppo di persone unite dall’Indecisione. Come farebbero ad incontrarsi?

 

X: “Per oggi ti sei deciso? Si parla di Indecisione…”

 

Y: “Non lo so, sono Indeciso…”

 

Z: “ Non ha senso, non arriva a nulla, me ne resto a casa, se esiste…”

 

Non è troppo radicale assumere l’Indecisione? Non è quindi una decisione?

Se l’Indecisione è un collettivo artistico, ma l’Indecisione non ha regole, cosa distingue il Collettivo Indecisionista da un’accozzaglia di persone in cui ciascuno fa quello che gli pare?

La questione estetica diventa etica. Se ognuno fa quello che gli pare e tutte le cose hanno lo stesso valore, allora nessuna cosa ha valore, quindi tanto valeva starsene a casa.

 

Eppure gli Indecisionisti si ritrovano ad uno stesso tavolo, non si tirano i bicchieri (almeno non sempre), organizzano eventi e quindi sono Organizzati?

In quanto organizzazione, devono pur prendere decisioni e quindi avere delle regole per attuarle…un sistema elettorale? Allora il problema è politico!

 

Esiste un sistema politico Indecisionista?

Forse l’anarchia! Gli Indecisionisti si riuniscono ad una tavola rotonda, senza Capo né coda.

Ma sono pur sempre in gruppo e quindi sarà una questione sociologica.

 

L’Indecisione non è un assioma, ma un’attitudine. E come si riconoscono tra loro persone con una stessa attitudine? Franchising Indecisionista? Dovranno pure avere un logo, uno slogan! Allora è un problema linguistico.

 

Saranno d’accordo gli Indecisionisti, su cosa significa Indecisione? Se lo fossero, avrebbero deciso qualcosa. Ma questo è un paradosso logico?!

 

Beh, i paradossi esistono e non sono certo nichilisti riguardo a se stessi, perciò l’Indecisione non è nichilista.

Bene, allora abbiamo deciso di essere Indecisionisti!

 

[un pezzo a 4 mani e a 4 zampe]

 

di Alessandra Morini e Marzia Michelizza 

ἐπιμέλεια

pat

Ode a te… amica vestale, lirica innamorata della vita, contemplatrice degli scorci d’infinito, lettrice dei segni che coincidono con i nostri desideri impensati, forse puoi capire meglio di me e cogliere quella luce che fatico a non lasciarmi scorrere via tra le ciglia, con la paura di chiudere gli occhi e farmi  risucchiare dal buio della mente che fugge da se stessa.

Attraverso momenti in cui il cuore grida troppo forte… vorrei rassicurarlo che lo sento, ma non so come ascoltarlo.

Come riconoscersi o piuttosto avere il coraggio di “lasciarsi perdere”, quando tutto quello in cui ti rifugiavi diventa una gabbia, il sonno, la musica, il silenzio, la solitudine, non ti offrono più un accogliente oblio, ma un freddo eco disorientante?

La paura di non uscire dalla paura è come un dolore sordo alla pancia, una stretta strisciante che stringe a poco a poco, impedendoti di sentire le emozioni come sfumature di colori, lasciandoti galleggiare in un grigio timore, obbligandoti a pregare di non sentire più…

…ma più bruciante è la lucida di vergogna di non avere motivi, diritti, ragioni, cause efficienti per stare male.

Il dàimon che avevo cercato di chiudere in una porta alle mie spalle, ha ritrovato la chiave che avevo insabbiato tra i doveri delle cose da fare e mi sommergono voci, nomi, vissuti in cui mi vedo come un’estranea, con lo stordimento di chi sono stata, l’ansia di ricadere in quella metamorfosi, il terrore che quella sia l’essenza del mio essere, l’inquietudine di non riconoscere il mio riflesso.

Quando cominci a chiederti se l’eccesso di sensibilità non sia follia, hai già spostato lo sguardo sul vuoto sotto al filo, ora resta solo da scegliere se lasciarsi cadere o affidarsi alla “potenza” del corpo che sa muoversi secondo i propri accordi, anche senza conoscere “i modi” del movimento.

Oggi è difficile respirare, non ricordo più quello che facevo senza averlo mai imparato.

Oggi vorrei ricostruire il mio volto nei contorni del viso altrui, per cercarne il profilo con le dita, ad occhi chiusi, per ritrovare la profondità sulla superficie della pelle, per abbeverarmi dell’odore altrui, per essere abbracciata senza sentirmi soffocata, per desiderare di essere desiderata.

Mi ricordo ancora come emozionarmi? Come avere paura senza esserne spaventata? Come essere fragile senza cadere in frantumi? Come ritrovarmi nell’immagine di occhi estranei?

Voglio dimenticare il mio nome, ascoltarmi nel pronunciare il nome di un altro, decidere di non sapere altro,  dimenticarmi di scegliere…

Mi abbandono a te che il dolore credo l’abbia subito, decidendo di prenderti la libertà e responsabilità di vivere cercando la felicità, scegliendo il rischio di gioire, l’incertezza di essere te stessa nel divenire della non-identità a se stessi, l’ebrezza di amare, l’orgoglio di essere amata, la fatica di guadagnarti l’indipendenza, la profondità della lontananza, la leggerezza dello spossamento: la voglia di volare!

Scegli tu chi sono, perché io non so più quanto posso resistere, attaccata a questa ricerca di identità che chiamiamo vivere.

Aspetto che tu, come una sacerdotessa della sophia, pronunci come sempre le formule che curano, le parole che schiaffeggiano, l’ànemos che soffia come brezza sollevando le onde del velo di maya, per farne sfolgorare l’ammagliante vacuità a cui sorridere, come un buddha all’ombra dell’albero della vita. Cammino tra gli ulivi e ti seguo…dall’altra parte dello specchio.

di Alessandra Morini

Desideri Lusitani

26/07/2019

Piazza Valbruna, Gabicce Monte

All’apertura del festival di cultura e letteratura Gabicce in Rosa e nella cornice della Notte dei desideri, con Desideri Lusitani porteremo finalmente in Italia testi del Movimento Indecisionista, nato in Germania e attivo a Lisbona, e altre opere musicali e letterarie di ispirazione lusitana.

 

Desideri Lusitani

Desideri lusitani

Venerdì 26 luglio 2019

20:30

Piazza Valbruna, 61011, Gabicce Monte PU, Italia

 

All’apertura del festival di cultura e letteratura Gabicce in Rosa e nella cornice della Notte dei desideri, con Desideri Lusitani porteremo finalmente in Italia testi del Movimento Indecisionista, nato in Germania e attivo a Lisbona, e altre opere musicali e letterarie di ispirazione lusitana.

Biologia indecisionista #1

bio

 

Non so dove andrò, avevo deciso di restare, la vista era meravigliosa da lassù, d’altronde ci sono nata e non conoscevo altro posto. Sono sempre stata in bilico, ma un tempo il legame con il posto da dove sono arrivata era più forte…nell’età verde. Da subito ha cominciato ad ondeggiare, di qua, di là, non sapevo cosa mi muovesse, era il mio modo di essere in sintonia con il soffio che ci attraversa, con il flusso del respiro che separa il tempo della luce da quello del buio. Non ho mai voluto o potuto decidere una volta per tutte, non me ne sono andata ma non sono neppure rimasta ferma; sapevo di essere in attesa e guardavo giù, attratta dalla profondità della via che mi ha sempre richiamato a sé.

“Il destino” diceva un passante, “il fato” rispondeva una lettrice scorrendo i fogli fratelli tra le sue mani, “è la sua natura” pensava un viandante solitario, “è sempre stata se stessa” ricordava una ragazza ascoltando l’eco di una melodia, “non ha mai potuto scegliere di essere altro” sospirava un anziano con la mente già lontana, “è sempre diversa” esclamava un donna stupita dall’ovvietà.

Ora cado, ma ora non ho paura, sono nata per ogni passaggio e non c’è altro arrivo di quello da dove ripartirò. Prima sì, durante l’attesa ero terrorizzata, paralizzata da ogni fiato che mi spostasse, trascinata da tutto, sentendo di non poter scegliere, ingabbiata nelle alternative che diventano decisioni subite, scelte senza scampo…l’unica certezza era che sarei caduta, eppure stranamente mi sentivo attratta dalla verticalità sotto di me. Ogni giorno ho indossato un’identità di colore diverso, cambiando con il mondo sulla mia superficie, senza confini tra interno ed estero. Ogni essere mi attraversava ma nessuno si fermava, non avrei potuto trattenerli, non sapevo cosa sarei stata il giorno dopo, come avrei potuto dire loro cosa avrei voluto un istante dopo?

Non è una caduta lineare, posso restare sospesa per un battito d’ali, farmi trasportare oltre, cambiare direzione, decidere un’altra meta non servirebbe, ho già deciso di essere dovunque andrò, è scritto nel mio DNA. Incoerente con l’identità e inscindibile dalla variabilità delle condizioni, fragile perché innestata su un caduco destino, indecisionista come una foglia che cade.

Se mi pensi in balia del vento, non hai occhi per vedere che volo via. Forse il riecheggiare di una poesia ti fa ricordare che vengo da una tragica schiera, in attesa di essere strappata via dalla linfa vitale, comparsa fugace di vetuste batracomiomachie. Quella è la storia in cui ti hanno convinto a specchiarti, la mia immagine invece non puoi immaginarla, la chiameresti forse foLlia.

 

Mi sono chiesta a lungo come spiegare la sensazione di risoluzione che ho sentito immediatamente nella parola “indecisionista”, parola intesa come lemma e come poetica di un gruppo che si vuole movimento artistico; d’altronde l’espressione “movimento artistico” dovrebbe essere una tautologia.

 

Mi sono sempre dichiarata rea confessa di “atti d’indecisione esistenziale”, detta più comunemente incoerenza associata alla sindrome da incostanza e, perché no, pigrizia connaturata. Stereotipi sociali trasmessi dalla morale degli applausi “alla fine del tunnel”: si è considerati degli “arrivati” quando si percorrono tutti gli step di una carriera-vocazione scelta una volta per tutte e conseguita con una determinazione che trafora le montagne. Sebbene poi l’ammirazione riconosciuta sia direttamente proporzionale all’idea di personalità come autodeterminazione, ovvero forza di volontà liberamente scelta al di là di ogni condizionamento, così come indirettamente proporzionale alla concezione della personalità come fato, antico stigma ereditato dalla vulgata pop-scientista della biologica genetica.

 

Paradossalmente, la contemporaneità che celebra il “self-made-human”, ipostatica la ricerca delle cause nella massima forma di fatalismo: quello dello script genetico, copione di ogni condizione scelta e subita, tanto da annullare il senso della distinzione tra le due. Chimera della predittività che anziché trascinarsi fuori dalla buia caverna dell’atavica lotta contro l’incontrollabile, ci ha contagiato con il panico della luce al neon che priva del rifugio nell’oblio del dover essere.

 

La teleologia della scienze biologiche sembra tendersi sempre di più ad identificare la causa con l’origine, ovvero il genoma come programma e programmatore; se tutto è determinato, allora occorre che possa anche essere determinabile, l’εἱμαρμένη dev’essere resa λόγος, la nuova eugenica del progetto Genoma umano apre la via alle tecniche della medicina personalizzata. Semplificare induce a ridurre, come tradurre porta a tradire: i concetti scientifici sono costruzioni teoriche funzionali a “sintetizzare” la complessità ed anche, anzi soprattutto, il passaggio dal genotipo al fenotipo è molto più complesso di una “trascrizione”, tra il dire e il fare…ipse dixit.

 

Negli ultimi vent’anni ha assunto sempre più rilevo un’altra disciplina, l’epigenetica, il cui spettro semantico si è molto evoluto rispetto al significo originario, tanto da aver assunto confini incerti anche nelle parole dei ricercatori che ne se occupano. Il termine rimanda etimologicamente al concetto di epigenesi proposto da Aristotele nei suoi trattari “proto-biologici”, ma è stato proposto nell’ambito della moderne scienze del vivente da Conrad Hal Waddington.

 

In maniera molto sommaria potremmo dire che l’epigenetica studia i meccanismi che rendono possibile la trasmissione da una generazione all’altra, di variazioni che plasmano l’insieme delle caratteristiche percepibili di un organismo (fenotipo), senza che vi siano variazioni al livello del DNA (genotipo); l’aspetto interessante è che tale indagine prende in considerazione anche la variazioni determinate da fattori ambientali, l’epocale agone tra determinato ed indeterminabile. Waddington, a metà del ‘900, aveva proposta un’immagine esplicativa paradigmatica: il “paesaggio epigenetico” che raffigura una sfera all’inizio di una valle solcata da rilievi ed infossamenti del terreno che condizionano la direzione della sfera nel suo corso attraverso la valle, inoltre gli avvallamenti del terreno, esposti agli agenti ambientali, sono suscettibile di cambiamenti.

Tale sarebbe la dinamica del passaggio del genotipo al fenotipo, ossia dello sviluppo di un essere vivente. Gli studi in tale settore nel frattempo sono progrediti tanto da rendere la metafora ancora più riduttiva, ma non meno evocativa. Eccoci tornati all’ambiente da cui siamo partiti, alle traiettorie irregolari, prese senza essere scelte una volta per tutte, all’indecisionismo di una foGlia.

 

 

di Alessandra Morini